“… quanto più una relazione è spontanea e sana, tanto più l’aspetto relazionale della comunicazione recede sullo sfondo. Viceversa, le relazioni malate sono caratterizzate da una lotta costante per definire la natura della relazione, mentre l’aspetto di contenuto della comunicazione diventa sempre meno importante”. (Watzlawick). 

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[…] non ci sono scorciatoie attendibili conosciute per portare a un cambiamento ricostruttivo completo. Ci vuole molto tempo per imparare e reimparare gli stili di interazione in una varietà di contesti. Non si può ricostruire la personalità, leggendo un buon libro sui disturbi della personalità, partecipando ad un incontro di gruppo in un fine settimana o con un’intervista fatta da un terapeuta carismatico. Aspettarsi un cambiamento significativo, dopo incontri così brevi, è irrealistico. Non ci si aspetta di poter imparare a sciare bene, a suonare il violino o a padroneggiare qualsiasi altra abilità complessa, in un breve periodo. E non c’è nessun farmaco che trasmetta abilità interpersonali e intrapsichiche, più di quanto ci sia un farmaco che instilli la conoscenza per risolvere le equazioni differenziali. Se si è privi di energia, un farmaco può aumentarla. Se si è distratti da una voce allucinatoria, un farmaco può zittirla. Se si soffre di ansia da prestazione, un farmaco può offrire effetti calmanti benefici. Ma gli obiettivi fondamentali di un programma di verifica della realtà e delle abilità necessarie nelle interazioni sociali si raggiungono solo con pazienza e con la pratica. Nessuna di queste riprogrammazioni avviene senza la volontà di cambiare. […] (“Diagnosi interpersonale e trattamento dei disturbi di personalità”, Lorna Smith Benjamin, p. 312)